IRRIGAZIONE A PROVA DI ATTRITO
Con Claudio Manghi, amministratore unico di Irriland, alla scoperta di un nuovo sistema brevettato che promette di ridurre sprechi di acqua, energia e carburante, con conseguenze positive per l’ambiente e i conti delle aziende agricole
di Alessia Cotroneo
PROTECTOR
Croce, più che delizia, degli agricoltori a tutte le latitudini, l’irrigazione è da sempre la regina delle matasse da sbrogliare per le aziende agricole. E non solo per l’imprevedibilità degli agenti atmosferici, anche per i problemi tecnici connessi agli impianti. Su questo fronte, le difficoltà sono innumerevoli ma riconducibili a tre macro questioni, come spiega Claudio Manghi, amministratore unico di Irriland Srl, azienda specializzata in design, sviluppo, produzione, installazione e servizio post-vendita di sistemi d’irrigazione e macchine per l’agricoltura in Italia e nel mondo: «Ben poche aziende agricole possono affrontare un’annata totalmente senza aiuto di piogge metereologiche. Qualche anno fa se ne sono accorti gli agricoltori della Pianura Padana, colpita da siccità grave, da due anni a questa parte l’ha sperimentato il Nord Europa, oggi il mercato più florido per i sistemi di irrigazione. Ma anche là dove piove, il problema è che piove male, con bombe d’acqua improvvise e devastanti. Sostanzialmente, all’agricoltore interessa spendere il meno possibile e ottenere le migliori rese di raccolto, quindi irrigare quando serve per non stressare le colture, utilizzare meno acqua e metterla in pressione al minor costo. Tradotto: non disperdere inutilmente acqua, non consumare troppa energia e soprattutto irrigare al momento opportuno».
Mentre su quest’ultimo punto la ricerca si sta concentrando sui sistemi di automazione dell’Internet of Things, per ridurre lo spreco d’acqua e di energia Irriland ha brevettato Protector, un sistema installato su un irrigatore per avvolgitubo che riduce l’attrito tra il tubo e il terreno attraverso un telo protettivo antiaderente e idrorepellente che protegge il tubo da blocchi, abrasioni e attrito. «Il nostro sistema, brevettato nel 2016 ma in fase di studio già da parecchi anni – sottolinea Manghi – è nato per risolvere i problemi provocati dall’aumento delle sollecitazioni a cui sono sottoposte le macchine avvolgitubo, sempre più grandi ed energivore, ma anche per poterle utilizzare in condizioni di criticità, ovvero quando i tubi sono molto lunghi. Protector può essere applicato a macchine con tubi fino a 800 metri, consente l’uso di trattori più leggeri, quindi meno costosi e più maneggevoli, e di tubi con uno spessore inferiore allo standard. E se si pensa che il valore di una bobina da 1.000 metri di lunghezza e spessore di 135 millimetri può essere di circa 10.500 euro, mentre un tubo della stessa lunghezza ma con diametro esterno più sottile costa circa 6.500 euro, si può intuire la portata del risparmio».
La fase finale della ricerca sul prodotto, finanziata dal programma europeo Horizon 2020, era prevista a giugno ed è slittata, causa Covid-19, a fine anno. L’industrializzazione completa di Protector è prevista per dicembre 2020. Il sistema sarà presentato in versione definitiva, pronto a sbarcare sul mercato, a febbraio 2021 in concomitanza dell’EIMA di Bologna. Entro lo stesso mese, Protector dovrebbe essere pronto alla vendita e i benefici attesi sembrano parecchio incoraggianti. Stando ai risultati dai test eseguiti su campo, l’attrito del tubo sul terreno con questo sistema si ridurrebbe di circa il 90 per cento, abbattendo l’energia necessaria per tirare il tubo, la perdita di acqua e la quantità di carburante impiegato, con un risparmio, su questo fronte, di circa il 22 per cento per l’acqua di pompaggio e del 40 per cento per srotolare e arrotolare il tubo. Inoltre, Protector, proteggendo il tubo dall’abrasione, ne allungherebbe la durata e impedirebbe il rovesciamento della macchina quando il tubo si blocca su fondi bagnati, piovosi o fangosi, con una riduzione stimata del 20 per cento delle emissioni di gas ad effetto serra dell’irrigatore a fine vita. In più, favorendo l’uso di tubi più leggeri e maneggevoli, trainabili da trattori meno potenti, eviterebbe il problema della compattazione del suolo causata da mezzi pesanti. Infine, il sistema aumenterebbe l’efficienza e la precisione dell’irrigazione: l’attrito inferiore consentirebbe di assottigliare i tubi aumentandone il diametro interno, per trasportare una maggiore quantità d’acqua, mentre la riduzione dei guasti e delle rotture permetterebbe un’irrigazione più omogenea e accurata del raccolto.
«La sostenibilità ambientale e il cambiamento climatico sono al giorno d’oggi tra le sfide più importanti dell’umanità – conclude l’amministratore unico di Irriland – molte politiche dell’Ue promuovono lo sviluppo e l’uso di tecnologie come Protector che aiutano a risolvere questi problemi».
Durante la fase di ricerca e sviluppo di Protector, Irriland ha scoperto altri sistemi e migliorie ad alto tasso di innovazione. In particolare, è stato depositato un ulteriore brevetto relativo, questa volta, alle caratteristiche del tubo in polietilene da impiegare sulle macchine. «Durante i test in campo abbiamo notato che eseguendo una lavorazione particolare sulla superficie esterna del tubo d’irrigazione – spiega l’amministratore unico Claudio Manghi – si ottiene una diminuzione dell’attrito, con una riduzione dell’energia impiegata per le attività di srotolamento e arrotolamento del tubo. Nello specifico, se Protector abbatte lo sforzo della macchina di circa l’80 per cento, la sola lavorazione brevettata della superficie esterna del tubo lo abbatte del 30 per cento. Così abbiamo scelto di applicare questa scoperta sulle nostre macchine della categoria E-sport, in commercio già da qualche anno, totalmente funzionanti ad energia solare».
[/ultimate_ctation]